“Come diventare un’impresa di assicurazione sostenibile”, il confronto organizzato dal Team di Carlino Costanzo e Associati, ha visto la partecipazione di numerosi autorevoli relatori di settore con la partecipazione di Riccardo Sabbatini, Giornalista, in qualità di moderatore dell’evento.
In particolare, sono intervenuti:
- Dario Focarelli, Direttore Generale di ANIA
- Massimo Tezzon, Segretario Generale OIC
- Andrea Battista, Amministratore Delegato di Net Insurance s.p.a
- Piergiorgio Canessa, Institutional Sales Manager di Azimut
- Umberto Quadrino, Presidente di Tages
- Alessandro Accrocca, Partner del Finance Team dello studio legale Orrick
- Simonetta Cavasin, Eric Salmon & Partners
- Francesca Novati, Partner di CA Group
- Stefano Carlino, Founding Partner di Ca&Co
Durante l’apertura dei lavori, Stefano Carlino – Founding Partner di Ca&Co – ha evidenziato come la comunità europea stia accelerando il percorso di transizione ad un’economia sostenibile tramite una sostanziosa emanazione di provvedimenti in materia di sostenibilità il cui impatto sarà molto pervasivo per il mondo assicurativo: verranno, infatti coinvolti l’informativa non finanziaria, l’informativa e la POG dei prodotti, la valutazione dei rischi e Solvency II, la selezione degli investimenti, il sistema delle remunerazioni. Durante il confronto lo sforzo è stato quello di capire come faranno le assicurazioni ad implementare il nuovo e complesso framework normativo in tema di ESG in un lasso temporale piuttosto breve tenuto conto della data del 2023 come “deadline” fissata dal legislatore europeo per la compliance.
Dario Focarelli, Direttore Generale di ANIA, ha sostenuto che il tema della sostenibilità è assai complesso e come emerso dal dibattito G20 richiede l’impegno di tutti i paesi altrimenti il rischio di insuccesso è molto alto. I temi importanti da affrontare sono la ripresa post Covid e l’implementazione dei fattori ESG con un progressivo maggior coinvolgimento della finanza. Gli investimenti della Comunità Europea guardano alla tassonomia e all’allargamento delle DNF anche alle PMI ma occorre una tassonomia europea globale. Alle compagnie di assicurazione serve una maggiore standardizzazione delle informazioni a patto che standardizzazione non significhi eccessiva burocrazia e in tal senso il rischio è alto per evitarlo è davvero importante che il settore identifichi best practice e guidelines.
Massimo Tezzon, Segretario Generale OIC, durante il suo intervento ha sottolineato come la Commissione Europea abbia incaricato l’EFRAG di elaborare delle proposte di standard di rendicontazione che verranno poi adottati con atti delegati. Oltre a segnalare le tempistiche molto stringenti di tali elaborazioni (la previsione, infatti, prevedrebbe l’applicazione di un primo set di standard già dal 2022), ha spiegato come anche l’IFRS Foundation abbia lanciato un’iniziativa volta a costituire degli standard set in tema di sostenibilità. Vi sono, però, due differenze principali tra le due iniziative:
- l’approccio metodologico: IFRS Foundation ha dichiarato che si occuperà della rilevanza delle informazioni sulla sostenibilità per gli investitori, la direttiva comunitaria, invece, ha adottato un approccio multistakeholders affermando il principio della doppia materialità, secondo il quale la compagnia assicurativa dovrà preoccuparsi sia dell’effetto che l’ambiente ha su di lei che sull’effetto che la stessa impresa ha sull’ambiente
- lo scope dell’iniziativa: IFRS Foundation ha dichiarato che in un primo momento si concentreranno sull’emanazione di standard solo per il fattore climatico, l’iniziativa dell’EFRAG coprirà invece tutti i fattori ESG.
Le due iniziative potrebbero convivere a causa dello sfasamento temporale: l’obiettivo della comunità europea è avere uno standard completo entro i prossimi due anni, IFRS Foundation seguirà, invece, un percorso più lento.
Andrea Battista, AD di Net Insurance, ha posto, in particolare, l’attenzione sulla necessità di capire come coniugare in concreto gli obiettivi di creazione di valore finanziario con quelli di sostenibilità. Ritiene che la soluzione potrebbe risiedere nella pianificazione strategica: i manager corrono da sempre il rischio di perdita dell’incarico a causa di sottoperformance ed il perseguimento di obiettivi di sostenibilità, almeno nel breve periodo, potrebbe portare a performance finanziarie dell’impresa inferiori rispetto alle attese degli azionisti. Per evitare che gli obiettivi di sostenibilità diventino un alibi per le sottoperformance, Battista ritiene importante ridare centralità alla pianificazione strategica fissando chiaramente gli obiettivi di sostenibilità.
Umberto Quadrino, Presidente di Tages e precursore degli investimenti in idrogeno, dopo aver illustrato il percorso che sta seguendo Tages per arrivare ad offrire prodotti c.d. “dark green”, ha analizzato alcuni dei contenuti del Piano di transizione energetica. Il piano elenca i principali punti di intervento per favorire la transizione: si parte dagli investimenti diretti in energie rinnovabili, e si passa per, ad esempio, gli investimenti in storage elettrico, in colonnine di ricarica per veicoli elettrici, in veicoli elettrici per il trasporto pubblico.
Analizzando, in particolare, la voce idrogeno Quadrino ha spiegato come, al momento, produrre idrogeno non sia economicamente conveniente perché il costo per la sua produzione pareggia l’output finale. Tuttavia, attraverso la creazione di sistemi di stoccaggio di energia rinnovabile in eccesso (es. solare) si potrebbe ottenere energia “gratuita” da utilizzare per la produzione di idrogeno.
Il Piano per la transizione energetica elenca quindi tutta una serie di investimenti sostenibili in infrastrutture su cui poter far convogliare le masse di patrimoni gestite dalle compagnie assicurative.
A seguito della domanda di Sabbatini sulla correlazione tra sostenibilità degli investimenti e pratiche di greenwashing, Piergiorgio Canessa, Manager Azimut, ha posto l’attenzione sulle esigenze di investimento del cliente e sulla flessibilità necessaria per rispondere a tali criteri. Portando l’esempio di Azimut ha spiegato come vi sia la presenza di una lista di esclusione di titoli in cui di default non è possibile investire (es. nucleare, pornografia, tabacco, ecc) e che, su richiesta del cliente, se ne possono escludere ulteriori, anche se nel breve periodo, escludendo di default alcuni titoli (es. tabacco), si rinuncerebbe a rendimenti profittevoli sicuri.
Estremizzando il sistema delle esclusioni, si potrebbe arrivare ad escludere i bond americani poiché in alcuni stati vige ancora la pena di morte ed abbasserebbero l’indice ESG del portafoglio. Occorrerà, quindi, capire come misurare la sostenibilità di un portafoglio ed evitare situazioni estreme che potrebbero ridurre la capacità di rendimento.
Francesca Novati, Partner di Ca&Co,è intervenuta sugli aspetti più attinenti alle tematiche sociali dell’acronimo ESG.
Dopo aver sottolineato come l’Europa stia cercando di ottenere un primato mondiale in termini di sostenibilità climatica, ha evidenziato come vi sia una forte correlazione tra gli aspetti sociali ed ambientali: in questo momento, infatti, il degrado di queste due variabili sta andando di pari passo. La sfida che si sta ponendo sarà, quindi, quella di correggere gli attuali modelli di crescita che in questo momento sono incapaci di gestire il rispetto dell’ambiente, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori e i diritti delle generazioni future.
Analizzando il tema della responsabilità sociale d’impresa, è emerso come sussistano, al momento, una molteplicità di sistemi di misurazione diversi che comportano quindi una mancata definizione di standard di rendicontazione e KPI comuni, soprattutto per quanto riguarda i fattori sociali.
Portando l’esempio di Leonardo S.p.A., si è messo in evidenza come, attraverso l’applicazione delle linee guida ISO 26000, sia stato possibile individuare tre aree di attività del gruppo (gestione delle persone, catena di fornitura, vendita e distribuzione di prodotti) maggiormente esposte al rischio di violazione dei diritti umani e porre in essere le misure più adeguate alla loro mitigazione e gestione.
Passando, invece, alla Dichiarazione Consolidata di carattere non finanziaria di Assicurazioni Generali S.p.A., si è potuto notare come siano stati individuati KPI precisi di misurazione anche per i fattori di natura sociale.
Concludendo l’intervento, ha sottolineato come non si possa parlare di ESG senza attuare una pianificazione aziendale che tenga conto dell’impatto sui target strategici ed operativi prefissati di tutti i fattori di rischio, compresi quelli ESG. I fattori ESG infatti non sono fattori di rischio a sé stanti ma richiedono una correlazione tra KPI di misurazione dei fattori ESG stessi e KPI economici e finanziari, altrimenti si correrà sempre il rischio di non essere concreti nella declinazione del concetto di sostenibilità.
Alessandro Accrocca, Partner dello studio Orrick, durante il suo intervento haillustrato il percorso normativo in tema ESG che sta scaturendo dal legislatore europeo con lo scopo di reindirizzare i flussi di capitale in investimenti sostenibili, citando i regolamenti SFDR e Taxonomy.
Si è, inoltre, soffermato sulla tematica del greenwashing: pratica tramite la quale un’impresa “tinge” di verde (e quindi di sostenibilità) processi o investimenti che non lo sono. Ha evidenziato come, da un lato, possa risultare complicato difendersi da un’accusa di greenwashing e dall’altro come questo termine si ricolleghi al principio del “do not significant harm” poiché non bisogna, nel tentare di raggiungere gli obiettivi posti dalla normativa, danneggiare gli obiettivi posti dalla Commissione Europea (es. neutralità climatica entro il 2050).
Parlando, infine, del Sustainable Finance Package, emanato a fine aprile 2021, ha sottolineato come vi sia il rischio di una bolla normativa e come sia necessario non sovradimensionare l’aspetto regolatorio perché potrebbe portare ad una limitazione all’accesso di questi strumenti.
A Simonetta Cavasin di Eric Salmon & Partner, Sabbatini domanda come le tematiche ESG si innestino su leadership e politiche di remunerazione. Il contributo di Cavasin nasce dal confronto con i ruoli apicali delle aziende, da chi si occupa di sostenibilità e dall’esperienza viva che Eric Salmon primaria realtà dell’head hunting HR sta facendo sul tema sostenibilità. Secondo Cavasin certamente il modello di leadership deve cambiare così come occorre un radicale cambiamento strategico del modello di business e una chiara identificazione dei portatori di interesse. I manager sono chiamati all’innovazione e a mettere insieme un’ottica di breve e medio lungo periodo, occorrono competenze nuove per una revisione delle catena del valore, occorre sapere coinvolgere le persone nel cambiamento ovvero definire il PURPOSE aziendale, occorre una gestione integrata che declini la sostenibilità nella sostanza e non formalmente; se la sostenibilità appartiene al piano strategico allora individuo indicatori di performance che con approccio olistico tengano conto di parametri di sostenibilità. In questo modo prosegue Cavasin il profitto non è un fine ma un mezzo per creare valore: Planet, Profit, People ovvero il governo del principio della sostenibilità rileggendo i processi che governano le aziende.
Concludendo il webinar, Stefano Carlino ha sottolineato come i relatori intervenuti abbiano dimostrato che vi sia una forte presa di coscienza, sia nel settore prettamente finanziario che non, sulle tematiche di sostenibilità e come, allo stesso tempo, sia necessaria una visione trasversale per poter affrontare al meglio il passaggio ad un’economia concretamente sostenibile.
Sulla pagina Linkedin di Carlino, Costanzo e Associati sono disponibili gli estratti integrali dei singoli interventi.
Francesca Novati (Partner Ca&Co)