Scenari, applicazioni e prospettive della tecnologia che sta rivoluzionando le regole e le dinamiche del mercato italiano e internazionale.
Per molte aziende l’intelligenza artificiale non è più un tabù. La fortissima accelerazione verso la digitalizzazione, innescatasi negli ultimi dodici mesi anche in risposta ad un’emergenza sanitaria globale che ha fatto fare alle aziende salti quantici di innovazione, spinge oggi percorsi di trasformazione concreti che vedono l’implementazione e l’utilizzo dell’AI, in modo esteso, in ambienti enterprise. L’AI Forum di quest’anno ha riunito innovatrici e innovatori, leader di pensiero, ricercatrici e ricercatori, manager aziendali e persone con competenze specializzate per condividere e mettere a fattor comune le conoscenze chiave da riportare in azienda.
Obiettivo comune di un ecosistema diversificato: sbloccare il potenziale dell’intelligenza artificiale.
La digital edition di AI FORUM 2021, tenutasi il 23 novembre us, ha esplorato le novità dell’evoluzione tecnologica al fine di promuoverne lo sviluppo.
Nel corso di tale incontro, è intervenuto il dott. Paolo Costanzo, Senior partner, Costanzo & Associati Group che ha illustrato come le micro e le PMI oltre a dover crescere da un punto di vista culturale hanno difficoltà a sostenere i necessari investimenti in formazione e tecnologie. È necessario fare un passo avanti attraverso la gestione integrata del dato nell’ambito della gestione delle merci, della produzione, della distribuzione, del consumo di energia, delle esternalità ambientali, ecc.
Veniamo da 20 anni di scarsa accumulazione della conoscenza dovuta al fatto che le imprese non hanno colto le due innovazioni “disruptive” che hanno qualificato il nuovo secolo: lo sviluppo delle reti e l’utilizzo di algoritmi sempre più sofisticati.
Il PNRR è un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire e gli investimenti dovranno provvedere a permettere l’alfabetizzazione digitale dei meno giovani, che è ancora insufficiente anche nei giovani. Sarebbe necessario indirizzare gli operatori economici, le parti sociali e i professionisti verso la così detta “tripla elica” che consiste nella maggior interrelazione fra imprese, mondo della conoscenza e Istituzioni in modo da consentire che le tante competenze si esprimano adeguatamente. Ciò potrebbe dare un impulso notevole dato che Milano ha le potenzialità per diventare la locomotiva dell’innovazione in Italia e la capitale europea dell’innovazione eco digitale. Sarebbe auspicabile che le Istituzioni deputate promuovessero l’Agenzia europea per la Transizione eco digitale e che la sede di questa Agenzia fosse Milano. Ci sono progetti come il Mind a cui andrebbe data maggiore enfasi e visibilità che potrebbe permettere di entrare in contatto con la tecnologia del futuro.
Inoltre, in merito agli investimenti sull’AI in un paese prettamente di PMI, il dott. Costanzo ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di costruire le Aziende del futuro le quali, specialmente in alcuni settori, devono convertire i propri modelli organizzativi da lineari a circolari. Lo dobbiamo alle future generazioni per la sopravvivenza del genere umano e ce lo chiede l’Unione Europea nell’ambito del programma New green deal, nel quale si auspica la transizione a modelli circolari da parte di diversi settori dell’economia, tra i quali il tessile.
Per questo abbiamo aderito al progetto waste couture elaborato da Rossana Diana, WASTE COUTURE fashion designer, la quale ha ridisegnato l’intero processo produttivo del comparto moda che è uno dei settori a maggiore emissione di CO2 in quanto organizzato a beneficio del consumo compulsivo. Si è cercato di rendere meno invasiva la transizione ipotizzando di creare una BU appositamente dedicata in modo anche da permettere il passaggio culturale, abbiamo ipotizzato un documento intelligente che rendesse maggiormente intellegibile e condivisibile fra le diverse funzioni aziendali il processo e che permettesse una migliore integrazione con i sistemi informativi aziendali dato che l’economia circolare si fonda sulla condivisione della conoscenza, sul riuso, sull’annullamento dello spreco, sul minor consumo di energia e sulla prossimità. Per permettere una sostenibilità economica abbiamo ipotizzato anche una forma consortile che includesse l’intera filiera anche al fine di non interrompere la circolarità. In tal modo diventerebbe anche un argomento di vendita per le PMI e per i piccoli brand. Le difficoltà che incontriamo sono legate all’assenza della consapevolezza delle imprese di dotarsi di una visione che permetta di guardare all’impresa del futuro essendo ancora ancorate alla domanda dei grandi brand i quali spesso fanno green washing e prevedono, in alcuni casi, nei contratti con i manifattori che la merce in rimanenza venga buttata (forse per paura di ritrovarsi i prodotti nei mercati).
Probabilmente sarebbe necessaria una maggiore sensibilizzazione da parte dei consumatori che dovrebbero diventare la 4 elica per indurre a questa innovazione di processo e di prodotto. I giovani sono sensibili al tema ambientale ma non sempre percepiscono che alcune dichiarazioni sono solo di facciata. Anche gli investitori potrebbero fare la loro parte rendendo più stringenti i principi ESG che indirizzano le risorse. Ma in questo senso dovremmo aspettare che gli standard ESG siano meglio definiti dalla commissione presieduta dalla Prof. Reiklin.