Nel corso dell’ultimo anno l’Unione Europea ha emanato regolamenti ad hoc sulla sostenibilità, tema trasversale che oramai è entrato nel nostro quotidiano. Gli aspetti non finanziari o ESG (Environmental, Sociale, Governance) a tendere dovranno essere sempre più parte integrante delle strategie e della reportistica aziendale, in modo tale che il sistema finanziario e gli investitori possano essere informati circa la sostenibilità dei loro investimenti.
L’Unione Europea, in particolare, sta accelerando il passaggio ad un’economia sostenibile tramite il reindirizzamento dei flussi di capitale verso investimenti dotati di determinati requisiti di sostenibilità. Dal 10 marzo 2021 è entrato in vigore, il Regolamento SFDR (Reg. Ue. 2088/2019) che impone ai partecipanti ai mercati finanziari di fornire specifica disclosure agli investitori o potenziali investitori sull’eventuale perseguimento di obiettivi sostenibili dei propri investimenti.
Nonostante la forte spinta regolamentare europea in materia di sostenibilità, resta ancora da sciogliere il nodo più importante, sia a livello europeo che extra-europeo: in quale modo rendicontare in maniera univoca la sostenibilità? Quali KPI (Key Performance Indicators) utilizzare per misurare gli obiettivi sostenibili raggiunti e darne adeguata disclosure?
Allo stato attuale l’informativa di carattere non finanziario (DNF), introdotta dal D.Lgs. del 30 dicembre 2016, n. 254, non è disciplinata da standard di reporting predefiniti.
Alla luce dell’evoluzione in atto si è manifestata l’esigenza di presentare alle imprese che intendono (su base volontaria o normativa) presentare una disclosure di sostenibilità standard di rendicontazione universali di riferimento che siano in grado di:
- identificare opportuni KPI che consentano di misurare la sostenibilità dell’Ente e darne informativa all’esterno e
- rendere le informazioni fornite comparabili agli occhi dei terzi destinatari dell’informativa.
La mancata definizione di uno standard di reporting e dei relativi KPI ha, infatti, lasciato spazio alla proliferazione di una molteplicità di metodi di misurazione e, quindi, anche alle pratiche di c.d. greenwashing, con cui molte imprese assumono solo esteriormente il requisito della sostenibilità.
Per porre fine a questa incertezza che va a discapito di tutti gli stakeholder, l’Unione Europea ha deciso di incaricare EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) dell’elaborazione di uno standard di reporting da rendere obbligatorio in Europa. L’approccio che EFRAG dovrà adottare nella stesura di tale standard sarà multistakeholder – si è, quindi, affermato il principio della doppia materialità, secondo il quale le imprese dovranno preoccuparsi sia dell’effetto che l’ambiente ha su di loro sia dell’effetto che la stessa impresa ha sull’ambiente – e dovrà tenere conto di tutti i fattori ESG.
Per quanto l’iniziativa dell’Unione Europea sia tempestiva, essa non risolve il problema a livello internazionale: infatti, lo standard di reporting che sarà creato dall’EFRAG sarà adottato solo a livello europeo e permarrà così la mancanza di comparabilità per gli investitori tra la disclosure fornita dalle imprese europee e quella fornita dalle imprese internazionali, come permarranno, inoltre, le pratiche di greenwashing a livello internazionale.
È a questo punto che diviene essenziale il ruolo dell’IFRS Foundation in qualità di organizzazione no-profit che si occupa di sviluppare i principi contabili internazionali: infatti, l’elaborazione di specifici principi contabili internazionali in tema di sostenibilità amplierebbe la comparabilità delle disclosures fornite da tutte quelle imprese che li adottano.
IFRS Foundation ha, quindi, proceduto nel settembre 2020 alla pubblicazione di un “Consultation paper on Sustainability Reporting” al fine di poter identificare le principali necessità in tema di reporting di sostenibilità degli stakeholders (investitori, imprese, banche centrali, società di revisione, ecc).
Da questa consultazione è emersa l’urgente necessità di aumentare la comparabilità delle informazioni fornite in materia di sostenibilità dalle imprese, soprattutto per quelle informazioni che riguardano la lotta ai cambiamenti climatici: i rischi climatici sono, infatti, ritenuti rischi finanziari la cui importanza è in continua crescita.
L’iniziativa dell’IFRS Foundation parrebbe, quindi, almeno in un primo momento, focalizzarsi solo sui fattori ambientali, escludendo quelli sociali e di governance dell’acronimo ESG, perché sembrerebbero quelli in cui è richiesto più urgentemente una maggiore comparabilità.
L’IFRS Foundation, tramite la consultazione, ha valutato anche l’ipotesi di adozione del principio di doppia materialità. Sebbene la doppia materialità garantirebbe una maggiore completezza nell’elaborazione dello standard di rendicontazione, essa aumenterebbe la complessità di sviluppo dei nuovi principi contabili internazionali e potrebbe portare ad un potenziale ritardo nell’adozione del nuovo standard.
La Fondazione ha quindi deciso di non adottare un approccio multistakeholders ma di focalizzare i propri sforzi sulle informazioni sostenibili che sono ritenute più rilevanti per gli investitori e gli altri attori del mercato.
Un occhio di riguardo è anche volto alla certificazione delle disclosures non finanziarie: l’IFRS Foundation nello sviluppare i nuovi principi contabili internazionali sostenibili collaborerà con l’International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) al fine di poter fornire agli investitori la garanzia dell’audit assurance.
A questi fini, la prima tappa del percorso dell’IFRS Foundation consiste nella creazione, al suo interno, di uno specifico International Sustainability Standards Board, composto da 14 membri con esperienza in tema di sostenibilità e contabilità, che si occuperanno di dettare la linea nella creazione del nuovo standard di reporting sostenibile.
Silvia Passalacqua (Partner CA Group e CAeCO)
Ilenia De Grandis (Consultant CAeCO)