Il termine economia circolare indica, a livello internazionale, un modello economico nel quale gli scarti, e successivamente i rifiuti, derivanti dalle attività di produzione e consumo sono reintegrati nel ciclo produttivo secondo una logica di piena rigenerazione delle risorse al fine di ridurre l’impatto umano sull’ambiente. Per chiudere il ciclo virtuoso, il modello dell’economia circolare prevede una progettazione delle fasi dell’attività economica andando ad incidere:
- sul reperimento delle risorse, per aumentare la produttività degli input;
- sulla produzione dei beni, per ridurre sprechi (e quindi ridurre ed evitare il più possibile la produzione di rifiuti) in sede di trasformazione delle risorse, garantire già a livello di progettazione maggiore durevolezza in vita dei prodotti e massima riutilizzabilità/recuperabilità una volta giunti a fine vita;
- sulla gestione dei rifiuti decadenti dal processo di utilizzo.
I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Il modello economico tradizionale dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali e energia facilmente reperibili e a basso prezzo. Il modello circolare può essere rappresentato come segue:
Grazie a misure come prevenzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio pari all’8% del fatturato annuo, e ridurrebbero nel contempo le emissioni totali annue di gas serra del 2-4%.
La transizione verso un’economia più circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui:
- Riduzione della pressione sull’ambiente;
- Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime;
- Nuova competitività collaborativa e condivisa;
- Impulso all’innovazione per lo sviluppo dell’economia sostenibile;
- Incremento dell’occupazione;
- Valorizzazione delle prossimità, delle filiere e dei distretti produttivi.
Progettazione e innovazione al servizio di un’economia circolare
In una logica di economia circolare, i prodotti sono progettati in modo da prevederne fin dall’inizio la destinazione una volta che diventano rifiuti e l’innovazione, in una logica di condivisione della conoscenza, è al centro di tutta la catena di valore. Ciò può realizzarsi in vari modi, ad esempio:
- riducendo la quantità di materie necessarie a fornire un determinato servizio (alleggerimento)
- allungando la vita utile dei prodotti (durabilità)
- riducendo il consumo di energia e di materie nelle fasi di produzione e di uso (efficienza)
- riducendo l’uso di materie pericolose o difficili da riciclare nei prodotti e nei processi di produzione (sostituzione)
- creando mercati delle materie prime secondarie (materie riciclate)
- concependo prodotti facili da mantenere in buono stato, da riparare, ammodernare, rifabbricare o riciclare (progettazione ecocompatibile)
- sviluppando i servizi per i consumatori necessari a tal fine (servizi di manutenzione, riparazione ecc.)
- stimolando i consumatori con misure d’incentivo e di sostegno a favore della riduzione dei rifiuti e della loro corretta separazione
- incentivando sistemi di raccolta differenziata che contengano al minimo i costi di riciclaggio e riutilizzo
- favorendo il raggruppamento di attività per evitare che i sottoprodotti diventino rifiuti (simbiosi industriale) e incoraggiando i consumatori ad orientarsi verso servizi di noleggio, prestito o condivisione invece dell’acquisto, per ampliare e migliorare la scelta dei prodotti salvaguardando nel contempo i loro interessi (sul piano dei costi, della protezione, dell’informazione, delle condizioni contrattuali, degli aspetti assicurativi ecc.).
Costanzo & Associati ha avviato un interessante progetto di economia circolare nell’ambito del settore moda. Grazie a un team che comprende Rossana Diana, fashion designer, esperti di intelligenza artificiale e esperti di finanza, è in grado di implementare un processo di economia circolare che si articola dalla fase di processo, alla digitalizzazione fino alla raccolta delle risorse finanziarie necessarie a realizzarlo.
Il Progetto Waste Couture
Waste Couture è un nuovo sistema per creare prodotti. Un sistema che prioritariamente usa lo spreco come risorsa; è il progetto che riforma il valore di tutte le produzioni, anche quelle tessili o dei materiali e dei filati che, a causa della contrazione dei cicli produttivi, pur essendo perfetti, rimangono nei magazzini delle aziende “dimenticati”.
La crisi globale indotta dalla pandemia induce a profondi cambiamenti, i quali, è necessario non siano subiti ma cavalcati. Le logiche di produzione compulsive non potranno più essere reiterate. Le grandi perdite accumulate porteranno ad un ridimensionamento degli investimenti che solo l’economia circolare può sostenere senza svilire i contenuti delle produzioni ma al contrario dando loro un valore aggiunto. I nuovi consumatori cercheranno marchi di cui possono fidarsi e che prestano attenzione al “bene collettivo”, soprattutto nelle categorie di prodotti come la moda e la bellezza che sono considerate vicine al corpo. I brand e le aziende manifatturiere e tessili oggi si potranno avvalere di uno strumento frutto di uno studio e di una esperienza decennale in modo collettivo e collaborativo. Condividere costi e benefici tra più partner permetterà la sopravvivenza del sistema. Le pratiche commerciali sostenibili, con il loro impatto positivo sulla catena di approvvigionamento possono, non solo scoprire nuovi flussi di entrate, ridurre i rischi e portare a modelli di business migliori, ma evitare l’ormai inevitabile aumento del costo del lavoro e di altre risorse. Il valore dello spreco influenza il prezzo dell’abbigliamento dal 50% al 70%. Applicando il metodo Waste Couture si ottiene il prezzo equo, il prezzo che corrisponde esattamente al valore reale di quel capo. In questo modo per offrire un prezzo competitivo non sarà più necessario delocalizzare.
Oggigiorno molti prodotti vengono definiti scarti senza in realtà esserlo; sono infatti solo il risultato di un comportamento distorto: la mancanza di rispetto per il valore del tempo.
Waste Couture è il progetto che intende organizzare una filiera di produzione fatta di aziende che si impegnano, per lo sviluppo dei prodotti, di nuovi designer o brand a seguire le regole di processo per ufficio stile, produzione, distribuzione e comunicazione fornite dal protocollo di riferimento.
I designers, i brand che renderanno attiva questa filiera utilizzeranno la label Wastemark 100% Zero Waste per comunicare che i loro prodotti sono stati realizzati sui processi che determinano il ciclo chiuso.
Waste Couture è il progetto che sostiene e guida le aziende che decideranno di divenire esempi virtuosi di ciclo chiuso.
Aziende che in un medio lungo termine trasformeranno ogni loro processo nella direzione del ciclo produttivo responsabile definito dal Protocollo Waste Couture che incide progressivamente sui processi di lavoro che riguardano ufficio stile, produzione, distribuzione e comunicazione.
Le aziende che decideranno di muoversi in questa direzione utilizzeranno il Wastemark per comunicare che la loro azienda è avviata nel processo di trasformazione che determina il ciclo chiuso di tutti i loro processi produttivi.