Il regime della dichiarazione prevede che tutti gli adempimenti di natura fiscale relativi alla gestione dei propri risparmi devono essere compiuti dal risparmiatore per proprio conto. Una volta calcolata la plusvalenza complessiva realizzata nel periodo d’imposta, il risparmiatore deve indicare tale ammontare sulla propria dichiarazione dei redditi, perdendo il vantaggio dell’anonimato (garantito invece dagli altri due regimi del risparmio amministrato e del risparmio gestito). L’imposta è pagata con cadenza annuale sull’incremento del capitale maturato ma non ancora realizzato con la dismissione dell’investimento; essa è, quindi, anticipata al fisco e saldata al momento della vendita dell’attività finanziaria, calcolando l’ammontare dovuto sulla frazione dell’anno in corso. E’ possibile effettuare una compensazione tra guadagni e perdite in conto capitale. La compensazione può avere luogo solo tra redditi della stessa natura: ad esempio, non è possibile compensare la plusvalenza realizzata da partecipazioni qualificate con la minusvalenza realizzata da partecipazioni non qualificate. Se il saldo tra plusvalenze e minusvalenze è negativo, questo potrà essere sottratto dalle plusvalenze realizzate nei successivi quattro anni. Il regime dichiarativo è obbligatorio per i possessori di partecipazioni qualificate e per chi eredita attività finanziarie.